Il poema demoniaco
Ferdinando Belloni-Filippi
presenta ai lettori della Rassegna Nazionale il prolifico drammaturgo
indiano Bhavabhuti (8° secolo). La descrizione di Belloni-Filippi, fondata su
corretti presupposti storico-letterari, colloca l’autore indiano nel contesto
della produzione del suo tempo, rapportato, per analogia, al Rinascimento
italiano. Passa a descrivere l’opera di Bhavabhuti, dedicata specialmente
all’epopea del Ramayana, a cominciare dal Mahaviracharita, dramma
riferito alla vita in esilio di Rama e Sita. Nel giudizio sull’opera, così come
nel contestualizzare le gesta dell’autore indiano, Belloni-Filippi appare però
manchevole delle adeguate conoscenze storiche e storico-critiche per dare un
perfetto quadro del contesto e una corretta critica del testo. Simili lacune
sono in parte compensate nel trattare l’Uttararamacarita, altro dramma
dedicato da Bhavabhuti alla storia di Rama e Sita, di cui Belloni-Filippi
propone anche alcuni passi adattati da una traduzione inglese dell’opera, come
per il Malatimadhava, dal quale l’indologo italiano trae un breve
passaggio translitterato, miscelato alla sua descrizione del dramma e a brani
tradotti da edizioni inglesi. I termini del giudizio di Belloni-Filippi, in
generale, qui sono resi meno efficaci dalle continue analogie con la letteratura
e drammaturgia europea, fuorvianti per una corretta comprensione, che lo stesso
autore ammette aver causato cattive interpretazioni del dramma indiano.
Giornale della Società Asiatica Italiana
Firenze (1906)