Note e appunti sul Divyavadana
Il testo del Divyavadana e la
sua derivazione dalla collezione del canone buddhista, prima di questo articolo,
era già stato oggetto di approfondite ricerche da parte di Edouard Huber e di
Sylvain Lévi. «Siccome gli studi del Lévi e dell’Huber – scrive Tucci
nell’introduzione – furono pubblicati in riviste non sempre facilmente
accessibili agli indianisti, non credo inutile premettere a queste mie note
l’elenco degli avadana della nostra raccolta, che si ritrovano nei testi cinesi;
elenco che io desumo dai citati articoli dei due orientalisti francesi [Edouard
Huber era invero di nazionalità svizzera], perché mi è stato impossibile
esaminare e confrontare direttamente il Tripitaka cinese, che purtroppo nessuna
biblioteca italiana possiede, mentre è evidente che un confronto tra la
traduzione cinese e il testo sanscrito mi avrebbe permesso altre indagini oltre
quelle che espongo in questi brevi appunti». In generale, quindi, le note di
Giuseppe Tucci ripropongono considerazioni già effettuate ma ancora di grande
interesse per gli studiosi delle fonti buddhiste, che già da un secolo
concentravano il loro interesse sui testi e che soltanto pochi anni prima
avevano avuto nuovi indirizzi per le loro ricerche da ritrovamenti in Turkestan
riguardanti la cultura buddhista centroasiatica.
Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Venezia (1922)