Dharmavijaya-suri
Belloni-Filippi presenta un ritratto del monaco jaina svetambara Dharmavijaya-suri, vissuto nel corso dell’Ottocento, che lo studioso definisce «capo supremo della Tapagaccha», la più grande tra le divisioni monastiche dei jaina svetambara, non senza che questa definizione provochi la perplessità di Luigi Suali, dimostrata da un punto interrogativo a matita che compare ove si legge il termine Tapagaccha, sia quando lo si ritrova nel testo, sia in corrispondenza della nota esplicativa riguardo. L’impegno nel redigere la biografia del monaco jaina era già stato assunto dal francese Guerinot nel Journal Asiatique e sarebbe poi stato realizzato in maniera più ampia circa dieci anni dopo la pubblicazione del testo di Belloni-Filippi dall’autore indiano Ardsher Jamshedji Sunavala.
Giornale della Società Asiatica Italiana
Firenze (1911)