Giovanni Flechia (1811-1892), illustre linguista attivo in special modo nella seconda metà dell’Ottocento, è stato uno dei precursori degli studi orientalistici in Italia. Dal 1848 al 1863 lavorò come bibliotecario e archivista del Senato del Regno sardo, ma già dal 1840 aveva iniziato a collaborare alla redazione dell’«Enciclopedia Popolare Pomba». Professore di Storia comparata delle lingue classiche e neolatine a Torino, dal 1875, combinò l’incarico con l’insegnamento di Sanscrito che teneva dal 1853, sempre nella stessa università, dove insegnò per circa un trentennio. Oltre a concentrare la sua attenzione nelle ricerche sulla linguistica comparata indoeuropea, Flechia si occupò con profitto di dialettologia, toponomastica e antroponimia, e nel 1873 fondò insieme a Graziadio Isaia Ascoli la rivista «Archivio glottologico italiano», che lo considerava «il primo dialettologo italiano». Ancor prima aveva dato alle stampe la prima Grammatica sanscrita edita in Italia, nel 1856. Costantino Nigra, un nome illustre tra i suoi prestigiosi allievi, lo ricordò con ammirazione: «Tutto ciò che uscì dalla sua penna è perfetto. E se non scrisse di più, ciò si deve appunto attribuire alla sua grande coscienza, che non gli lasciava esporre alla luce se non cose perfette». Si nota che tra gli articoli rinvenuti nella collezione di Luigi Suali è stato ritrovata una comunicazione inerente alla traduzione del Meghaduta che Francesco Lorenzo Pullè riportò a due anni dalla scomparsa di Flechia durante il Congresso Internazionale degli Orientalisti di Ginevra (1894), disponibile sulla pagina del fondatore della scuola di indologia bolognese.